“Castellammare è una città complessa che va riorganizzata tenendo presente quali sono le sue tante, differenti, peculiarità. Per questo la visione che dobbiamo portare avanti è quella di una città che sappia migliorarsi e specializzarsi in diversi settori. Non possiamo essere solo città turistica, non possiamo essere solo città operaia, non possiamo essere solo una città qualsiasi di provincia”. E’ già in campagna elettorale Antonio Coppola, a capo di un gruppo di civiche e unico candidato sindaco ufficialmente in campo a Castellammare di Stabia.
Perché candidarsi e con quali obiettivi?
“Credo che Castellammare abbia le potenzialità per divenire, quello che in realtà era nei secoli addietro, cioè una città riferimento per l’area sud di Napoli.
Il grande problema è che nel corso di decenni la politica non ha fatto altro che vivacchiare, cercare di mettere toppe laddove si presentavano problemi, non ha mai compiuto scelte strategiche e programmatiche tali da fare capire quale tipo di città avevano in mente per il futuro”.
Quindi che città può diventare?
“Parliamo di turismo. Il nostro litorale tornerà presto balneabile e ciò può rappresentare un volano per lo sviluppo. Ma non possiamo farci trovare impreparati. Significa che bisogna cominciare a pensare l’assetto del litorale, come organizzarlo, quale sviluppo prevedere e come supportarlo. Certo che se oggi c’è penuria di parcheggi in centro, con un litorale balneabile saremo difronte a un’emergenza esplosiva. Questo significa che, ancor prima di pensare agli stabilimenti, dobbiamo pensare ai parcheggi. Ne servono almeno due uno all’inizio, l’altro alla fine del litorale. Noi abbiamo già dei progetti in mente che saranno parte del nostro programma elettorale e che include anche lo sviluppo maggiore del trasporto pubblico interno.
Detto ciò, si deve pensare alla gestione del litorale considerando che abbiamo bisogno di creare posti di lavoro, attrazioni turistiche, spazi per i giovani, ma anche aree destinate ai residenti, per quelle fasce della popolazione che non possono permettersi di spendere grandi capitali per godersi il mare. Mi riferisco, in particolare, agli anziani e alle famiglie con reddito basso. Parte del litorale dovrà essere dedicato a loro, come uno stabilimento sociale che garantisca l’inclusività del nostro mare. Ma deve essere chiaro che lo sviluppo turistico non passa solo attraverso l’apertura di stabilimenti balneari, ma necessita di una riorganizzazione generale del territorio che porti al miglioramento della qualità della vita generale di residenti e turisti. Dalla riorganizzazione e dall’abbellimento delle strade, dalla sicurezza alla pulizia della città, dalle infrastrutture interne e a quelle che permetterebbero l’arrivo dei turisti. E poi la cultura, lo spettacolo, la scienza possono diventare volani del turismo attraverso grandi eventi e convegno, a patto che si lavori a una strategia unitaria che coinvolge la città”.
Castellammare è una città sciolta per infiltrazioni della camorra. Come la mettiamo con i clan che cercheranno di infilarsi nella gestione delle spiagge?
“Dobbiamo mettere in campo procedure trasparenti e rigide che impediscono ai clan di arrivare a infettare questo business”.
Ci sono poi delle battaglie come il sottopasso di via Cosenza…
“E, a tal punto, vorrei cogliere l’occasione per rispondere ai residenti del quartiere San Marco su due questioni, sottoposto e coinvolgimento dei cittadini nello sviluppo del quartiere.
Le loro richieste sono legittime. Il sottopasso è per noi un’opera che non doveva essere neanche programmata. Figurarci realizzata. Quanto al loro coinvolgimento nelle scelte future, dico loro che sbagliano. Sbagliano quando chiedono di essere parte delle scelte future del quartiere, perché è una richiesta riduttiva. Loro, come gli altri cittadini stabiesi, devono essere coinvolti in tutte le scelte che riguardano la città, non solo quelle di un quartiere. Dobbiamo ragionare in termini generali, Castellammare può uscire dall’impasse solo se risorge nella sua interezza. Dobbiamo fare squadra.
Nel mio lavoro sono abituato a risolvere i problemi ascoltando preventivamente tutte le parti in causa. E reputo assurdo che, fino ad oggi, la politica abbia amministrato senza dare ascolto ai cittadini. Forse è anche per questo che la nostra amata città è ridotta in queste condizioni”.
A che punto è la coalizione?
“È una coalizione civica che nasce dal basso, dalla città, dai cittadini, intellettuali e non. Professionisti e operai, dipendenti e disoccupati, giovani e anziani. Insomma, una coalizione che rispecchia la complessità della città di cui parlavamo prima. E la mia candidatura è arrivata come scelta di un percorso politico durato anni. Non è stata calata dall’alto. Non sono il coniglio dal cilindro di nessuno, né la carta tirata fuori dal mazzo della politica e dei partiti. Sono una persona responsabile che ama la sua città, che ha capito che bisognava impegnarsi in prima persona, come dovrebbero fare tutti, per migliorare le condizioni degli stabiesi e di Castellammare. La scelta del gruppo è ricaduta su di me come candidato sindaco ma nessuno l’ha imposta. È frutto, come detto, di un percorso politico e professionale. Cosa che il vecchio establishment non riesce a capire, preso come è fra le logiche di spartizioni di partito che vedono Castellammare solo come una delle tante città sullo scacchiere nazionale e la scelta del candidato sindaco fatta a tavolino per non rompere equilibri nazionali. Questo è un modo di fare politica che non condividiamo e che, ne sono certo, non condivide neanche Castellammare, una città stanca di sottostare alle decisioni di chi ha come unico scopo preservare la sua sopravvivenza politica”.
Come si può allargare?
“Il nostro gruppo è aperto a chiunque abbia voglia di lavorare nell’interesse della città e della sua comunità. Ma tenendo presente che da condividere, principalmente, c’è l’idea di città che vogliamo portare avanti a prescindere da quello che pensano e dicono invadendo segreterie di partito. Castellammare è degli stabiesi”.
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