PANDEMIA, infertilità maschile e rischio di infezione con i rapporti non protetti: facciamo chiarezza

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 I testicoli sono sospetti organi bersaglio della SARS-CoV2. Tuttavia, i risultati degli studi sull’effetto del COVID-19 sulla riproduzione maschile sono controversi.

Nell’ultimo anno sono state eseguite numerose ricerche per studiare gli effetti del COVID-19 sulla riproduzione maschile.

“Un gruppo di colleghi inglesi ha eseguito una revisione sistematica della letteratura utilizzando PubMed fino al 18 agosto 2020.

Sono stati esaminati articoli di ricerca sulla presenza di SARS-CoV2 nel liquido seminale, sugli effetti del virus sui parametri del liquido seminale e su eventuali cambiamenti patologici nei testicoli”, spiega il Dr Andrea Militello, premiato andrologo e urologo.

“Quattordici studi sono stati inclusi in questa revisione.

Dopo la stratificazione dei gruppi di pazienti, gli autori hanno scoperto che il virus è rilevato nella fase relativamente precoce dell’infezione, 6-16 giorni dopo l’esordio della malattia, nel liquido seminale dei sopravvissuti.

Due studi su 3 hanno riportato che alcuni partecipanti avevano una qualità del liquido seminale inferiore alla media dopo COVID-19 e uno studio ha scoperto che COVID-19 può compromettere la qualità del liquido in modo correlato alla gravità”, continua il Dr. Militello.

Le analisi patologiche hanno mostrato che le lesioni al tubulo seminifero si sono verificate in tutti i deceduti.

In pazienti con COVID-19 è stato riportato anche fastidio scrotale da orchiepididimite o infiammazione del funicolo spermatico.

“Da questi studi si possono trarre diverse conclusioni: in primo luogo, la SARS-CoV2 era raramente presente nel tratto riproduttivo degli uomini con COVID-19 lieve-moderata e l’RNA virale non era presente nel tratto riproduttivo dei pazienti guariti.

Pertanto, i testicoli potrebbero non essere un serbatoio di SARS-CoV2 e il rischio di trasmissione sessuale del virus è basso.

In secondo luogo, COVID-19 può causare danni alla struttura testicolare tramite reazioni immunitarie o infiammatorie, che possono influenzare ulteriormente la spermatogenesi.

Sulla base dell’attuale comprensione preliminare, supponiamo che la SARS-CoV2 possa diffondersi nel tratto riproduttivo maschile nella fase relativamente precoce del COVID-19 e quindi essere eliminata;

la distruzione dei testicoli può verificarsi nella fase intermedia dell’infezione, a seconda del decorso e della gravità della malattia, e le reazioni immunitarie e infiammatorie possono essere responsabili della compromissione. Sono necessari ulteriori studi per affrontare questa ipotesi”, termina il Dr Andrea Militello, riconosciuto come eccellenza italiana in andrologia nel 2020.