Caiazza : In Campania la medicina generale è in confusione

”Un Pastrocchio” non usa mezzi termini , Salvatore Caiazza, medico campano , in servizio a Mantova, presidente di Medici senza Carriere per definire la situazione che si vive in Regione Campania. Un’istantanea della realtà che apre ad una riflessione più generale” La Medicina Territoriale, in particolar modo la Medicina Generale campana – scrive il dottor Caiazza- è in piena confusione. Le visite a domicilio dei pazienti COVID+ sono di pertinenza delle USCA, motivo per il quale sono state instituite a marzo dal Ministero della Salute
con decreto legge del 9marzo 2020, art. 8 comma 1 e comma 2. Le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) sono medici formati per le visite domiciliari e i tamponi domiciliari ai pazienti COVID positivi o sospetti tali, intrasportabili.
In Campania è stato fatto un pastrocchio. Le USCA sono state impiegate dalle AASSLL per dare
informazioni a telefono, per fare i tamponi ai drive-in e per misurare la temperatura alla stazione e
all’aeroporto con il termo scanner. Il tutto gestito dalle Aziende senza alcun coinvolgimento della
Medicina Generale.Sono un Medico di Famiglia che esercita a Mantova. A Mantova le USCA sono state reclutate
dall’ATS Val Padana, che né gestisce i turni e ha messo a disposizione per loro delle postazioni.
Sul piano operativo, le USCA sono coordinate da noi, Medici di Famiglia: il paziente telefona al
proprio medico, il quale raccoglie l’anamnesi e in base a questa, telefona le USCA e le invia a
domicilio del paziente, che viene visitato ed eventualmente tamponato. I medici dell’USCA
refertano la visita e la trasmettono al Medico di Famiglia, il quale decide eventuali esami
diagnostici e la terapia. Il paziente viene seguito poi dal medico di Famiglia attraverso il telefono o
i mezzi della telemedicina, dalla semplice videochiamata a mezzi più sofisticati.
Queste è la gestione esatta dei pazienti COVID positivi, per consentire che il medico di Famiglia
possa continuare a seguire gli altri pazienti, la maggior parte dei quali sono portatori di patologie
croniche, per lo più anziani, senza contagiarsi e senza correre il rischio di contagiare i propri
familiari e i pazienti stessi. Così difficile applicare questa metodologia nelle province campane?
Detto ciò, sarebbe auspicabile impiegare tutte le USCA per le visite domiciliari ai pazienti COVID e
assumerne altre, rispettando il rapporto ottimale di 1 USCA ogni 50000 abitanti, così come è
normato nel decreto legge del 9 marzo 2020, art. 8 comma 1, anche alla luce della recente
sentenza TAR Lazio. Se le USCA- conclude Caiazza- fanno altro, perché evidentemente sono gestite con parametri poco funzionali, ma di
altro genere, ovvio che i pazienti COVID restano senza assistenza in Campania”.